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Antiriciclaggio: il documento UIF sui rischi e le allerte

8 Luglio 2025 in Notizie Fiscali

L’UIF ha pubblicato nell’ambito della collana “Quaderni dell’antiriciclaggio”, un approfondimento sulle liste dei Paesi a rischio di riciclaggio (c.d. black list). 

Ai fini della valutazione del sospetto di un’operazione e dell’eventuale invio di una SOS, ai soggetti obbligati è richiesto di adottare misure di due diligence rafforzata nei casi in cui siano coinvolti Paesi inclusi nelle black list.

Le liste hanno lo scopo di:

  • valutare il livello di rischio di un soggetto o di un’operazione;
  • indicare la necessità di approfondire e valutare la compresenza di altre caratteristiche che possano concretizzare un sospetto di riciclaggio;
  • supportare le Financial Intelligence Unit (FIU) nel valutare il rischio concreto da attribuire alle operazioni sospette di natura transnazionale.

Alle liste ufficiali a fini strettamente antiriciclaggio si affiancano liste ufficiali a fini fiscaliriguardanti Paesi con regimi privilegiati o non cooperativi, che sono particolarmente utili in quanto l’opacità tipica dei sistemi finanziari e societari delle giurisdizioni incluse le rende attrattive anche per l’attività di riciclaggio.

Il documento descrive le caratteristiche e i contenuti delle liste ufficiali dei Paesi a rischio di riciclaggio o non cooperativi a fini fiscali, predisposte da organismi e istituzioni internazionali ed europee (quali GAFI, la Commissione europea e il Consiglio europeo) nonché quella specificamente italiana, definita dal DM 4 maggio 1999 e successive modificazioni.

Le black list ufficiali sono confrontate con altri indicatori di Paesi a rischio di riciclaggio elaborati da istituti privati, per valutarne le differenze e trarre alcuni spunti di riflessione.

Le principali liste di Paesi a rischio riciclaggio

Il riciclaggio internazionale sfrutta le falle normative e l'opacità di alcuni sistemi economici. 

Per contrastarlo efficacemente, è essenziale disporre di liste aggiornate dei Paesi ad alto rischio, che aiutino operatori, autorità e istituzioni a rafforzare i controlli e adottare misure mirate.
Il recente Quaderno UIF n. 29 (luglio 2025) offre un’analisi strutturata di queste liste e delle segnalazioni SOS italiane, proponendo spunti operativi per il contesto nazionale.

In proposito il GAFI (FATF) pubblica due liste:

  • Blacklist: Paesi con gravi carenze nei sistemi AML/CFT;
  • Greylist: Paesi con deficienze strategiche ma cooperativi.

Attualmente, in blacklist ci sono Iran, Corea del Nord e Myanmar. In greylist figurano anche Turchia e Albania

L’inclusione comporta obblighi di due diligence rafforzata per le operazioni finanziarie con soggetti legati a questi Stati.

L’UE adotta una propria blacklist (Regolamento UE 2024/1624), in parte sovrapposta a quella GAFI.

L’analisi della Commissione europea integra però anche:

  • elementi di trasparenza fiscale,
  • la valutazione di centri finanziari offshore,
  • e i pareri della nuova autorità AMLA.

Nonostante ciò, alcuni Paesi UE e dell’area EEA sono esclusi a priori, anche quando mostrano vulnerabilità operative, rendendo la lista meno incisiva in alcuni casi.

A fianco delle blacklist AML, ci sono:

  • la lista UE dei Paesi non cooperativi a fini fiscali, aggiornata semestralmente dal Consiglio Ecofin;
  • la lista italiana del DM 4 maggio 1999, che individua Stati con regimi fiscali privilegiati per le persone fisiche.

Quest’ultima è ancora in vigore ed è centrale per contrastare le fittizie emigrazioni fiscali

A luglio 2023, la Svizzera è stata rimossa da tale elenco.

Il Basel AML Index misura il rischio paese combinando indicatori di:

  • qualità normativa,
  • corruzione,
  • segretezza bancaria,
  • e instabilità politica.

Nel 2024, l’Italia è 102ª su 165 Paesi, con un punteggio di 4,8/10. 

Il Tax Justice Network propone due indici:

  • il Financial Secrecy Index, dove primeggiano USA, Svizzera e Singapore;
  • il Corporate Tax Haven Index, dominato da Isole Vergini Britanniche e Paesi Bassi.

L’Italia risulta 21ª per opacità finanziaria: segnale che anche i grandi Stati possono offrire spazi al riciclaggio.

Focus Italia: cosa ci dice il documento UIF

Nel 2022, il 17,7% delle SOS ricevute dalla UIF conteneva elementi collegati a Paesi in blacklist. 

Queste segnalazioni risultano più rischiose, con rating elevato e maggiore probabilità di legami con reati fiscali o finanziamento al terrorismo.

Tra i Paesi più citati nelle SOS troviamo:

  • Senegal (36,9% delle operazioni),
  • Marocco e Pakistan (oltre il 13%),
  • Svizzera, prima per valore degli importi sospetti (oltre 247 milioni di euro).

La Svizzera, sebbene esclusa da alcune blacklist, rimane un nodo critico per le autorità italiane.

Oltre al monitoraggio delle liste, la UIF evidenzia:

  • l’uso ricorrente di money transfer per aggirare i controlli,
  • l’importanza di analizzare flussi commerciali anomali (trade-based money laundering),
  • la necessità di rafforzare la due diligence su Paesi a rischio non sempre listati ufficialmente.

Secondo la UIF, il rischio di riciclaggio non è solo normativo, ma coinvolge fattori “locali”:

  • prossimità culturale e migratoria (es. flussi con Albania e Senegal),
  • scambi commerciali intensi (con Lussemburgo, Paesi Bassi, Regno Unito),
  • uso di strumenti opachi o informali come hawala o fei ch’ien.

Il documento UIF fornisce delle raccomandazioni, invitando le autorità italiane e gli operatori a:

  • integrare gli indici ufficiali con dati empirici nazionali,
  • adottare un approccio dinamico al rischio “estero”,
  • migliorare la formazione degli operatori finanziari e dei segnalanti.

In conclusione, il contrasto al riciclaggio passa dalla comprensione puntuale dei Paesi coinvolti, non solo attraverso le liste ufficiali, ma con una visione più ampia e connessa al contesto italiano.

Le segnalazioni SOS lo dimostrano: i flussi sospetti arrivano anche da Paesi apparentemente "sicuri".
Per questo, l’integrazione tra dati nazionali, indicatori privati e blacklist istituzionali è essenziale per rafforzare la prevenzione.

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